Identità e Appartenenza
Martedì 14 maggio alle ore 20.30
al Teatrino di Palazzo Grassi
IDENTITÀ E APPARTENENZA
Conversazione con Michela Murgia, Elvira Mujčić e Vincenzo Branà
Stare sulla soglia di ogni appartenenza, sul crinale di ogni identità. A chi o a cosa appartenere è una scelta, un condizionamento, una forma di asservimento? Ogni identità è finzione politica, dice Paul B. Preciado. La ricerca di identità può cadere in una retorica di conquista, definirsi può generare una condizione di chiusura, una volontà di difesa, un uso di criteri identitari oppressivi. Da qui l’importanza che ogni identità sia mobile, provvisoria, transitoria. A partire dai corpi, dal desiderio di una soggettività libera, nomade. Lo spazio politico è pronto ad accogliere soggetti in movimento, transito e transizione?
Michela Murgia
è nata a Cabras nel 1972. Nel 2006 ha pubblicato con Isbn “Il mondo deve sapere”, il diario tragicomico di un mese di lavoro che ha ispirato il film di Paolo Virzì “Tutta la vita davanti”. Per Einaudi ha pubblicato nel 2008 “Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede”, nel 2009 il romanzo “Accabadora”, vincitore del Premio Campiello 2010, nel 2011 “Ave Mary” (ripubblicato nei Super ET nel 2012 e nel 2018), nel 2012 “Presente” (con Andrea Bajani, Paolo Nori e Giorgio Vasta) e “L’incontro”. È fra gli autori dell’antologia benefica “Sei per la Sardegna” (Einaudi 2014, con Francesco Abate, Alessandro De Roma, Marcello Fois, Salvatore Mannuzzu e Paola Soriga), i cui proventi sono stati destinati alla comunità di Bitti, un paese gravemente danneggiato dall’alluvione. Sempre per Einaudi ha pubblicato “Chirù” (2015), “Futuro interiore” (2016) e “Istruzioni per diventare fascisti” (2018). Per Marsilio ha pubblicato “L’inferno è una buona memoria. Visioni da Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley” (2018), per Salani ha pubblicato “Noi siamo tempesta” (2019). Conduttrice di pogrammi televisivi e radiofonici, intellettuale militante, collabora con L’Espresso.
Elvira Mujčić
è un’autrice e traduttrice italo bosniaca, nata in Serbia nel 1980 e vissuta in Bosnia, Croazia e infine Italia. È laureata in Lingue e letterature straniere. Ha pubblicato i libri “E se Fuad avesse avuto la dinamite?” e “La lingua di Ana” per Infinito edizioni. Per Elliot è apparso nel 2016 “Dieci prugne ai fascisti”, vincitore del Premio Anima e in via di traduzione in Germania per Random House Germany. In uscita nel mese di maggio del 2019 per Elliot “Consigli per essere un bravo immigrato”.
Vincenzo Branà
è giornalista e attivista per i diritti delle persone lgbti, dal 2013 presidente del Cassero di Bologna, uno degli storici avamposti del movimento omosessuale italiano, primo spazio pubblico concesso, nel 1982, da un’amministrazione comunale a un’associazione gay. Oggi il Cassero realizza numerosi progetti, nazionali e internazionali, nell’ambito della Cultura, della Scuola, del Welfare.
INGRESSO LIBERO
sino a esaurimento posti
L’incontro è in collaborazione con Palazzo Grassi – Punta della Dogana